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Lavorando alla versione web del volume Dialetti garganici - dizionario etimologico di voci proprie del dialetto viestano, ho avuto modo di comprendere a pieno l'incipiente declino del nostro idioma.
Tutti i termini presi in considerazione, quelli che si discostano in modo significativo dall'italiano corrente, si riferiscono al mondo agricolo, pastorale e marinaresco; attività ormai quasi estinte in paese, soppiantate da quelle riferibili al turismo.
Anche l'industria, comparsa fugacemente dopo la seconda guerra mondiale, non ha lasciato tracce nel dialetto viestano.
Idem, più di recente, per quanto riguarda la tecnologia, i media e i servizi; in questi ambiti il dialetto si è limitato a cancellare qualche vocale dai termini spesso mutuati in italiano dall'inglese.
Insomma, il dialetto viestano si è fermato pressappoco all'ultimo dopoguerra: penzìn benzina, pulm pullman, apparècchy aereo, kurrènt elettricità; oltre non è andato.
Le ultime generazioni si limitano a comprendere quello che dicono i genitori e i nonni, se non utilizzano termini troppo specifici o lontani dalla loro quotidianità; quanto al parlare in viestano, si tratta sempre più di parodie e imitazioni, se non vere e proprie scimmiottature.
La scuola per un verso, la convinzione che il benessere sia incompatibile col dialetto, il declino delle attività tradizionali e la necessità di comunicare coi turisti, stanno decretando la morte del dialetto viestano.
Con la scomparsa della lingua si perdono anche la cultura e le tradizioni di una comunità.
Mentre Max Gazzè canta la leggenda di Cristalda e Pizzomunno, il viestano, fino a qualche decennio fa yukklët per le strade e oggi pup'tët nelle case, lascerà presto čitt-čitt il paese intero.
(Franco Frascolla - 25/11/2020)
ultimo aggiornamento: 12/2020
e-mail: franco.frascolla(at)gmail.com
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