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Come se non bastasse.

Una persona con problemi di vista che cammina per strada, con o senza supporti (bastone bianco, cane guida o altro), deve stare attenta a mille cose: ostacoli per terra e sospesi, veicoli parcheggiati come capita, contenitori dei rifiuti sparsi lungo i marciapiedi, pavimentazione sconnessa e/o marciapiedi assenti, radici sporgenti, cacche di animali domestici non raccolte, auto, altri pedoni sbadati, ciclisti, incroci e attraversamenti…
Sono tanti i fattori da gestire e che richiedono attenzione, concentrazione, impegno, pazienza e a volte anche riflessi pronti.
La concentrazione e la composizione di possibili complicazioni cambia a seconda della latitudine, del tipo d’insediamento urbano e della stagione, col beltempo si possono aggiungere i tavolini all’aperto dei locali, gli espositori fuori dai negozi nelle località turistiche, le stuoie dei venditori abusivi che, poveretti, devono campare anche loro, le bancarelle dei mercatini…
A proposito di località turistiche, anche quest’estate tornerò per un paio di settimane a Vieste, mio paese d’origine.
Ci pensavo questa mattina, dopo aver sentito dell’uccisione a fucilate dell’ottava persona in tre anni vicino alla sua abitazione, lungo una via che mi capita di percorrere spesso in paese.
Dopo essere ripartito, la scorsa estate, ci fu un altro omicidio di stampo mafioso l’ungo la principale via che porta alla cattedrale.
Non è evidentemente questa la sede appropriata per parlare di mafia, traffico di droga, annessi e connessi; però come disabile visivo mi chiedo: come posso gestire e magari evitare l’eventualità di ritrovarmi in mezzo a una sparatoria?
Devo gettarmi per terra appena sento arrivare una moto a tutta velocità, un veicolo che inchioda o qualcuno che parla appena più animatamente?
Come si regolano i disabili visivi che risiedono in luoghi storicamente più soggetti a coesistere con la violenza?
Non si tratta già di cantare come De André: “voglio vivere in una città dove all'ora dell'aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo”. E’ la tristezza di camminare in un luogo dove fino a qualche decennio fa si giocava per strada e dove oggi occorre stare attenti a dove si mettono i piedi, come se non bastasse essere già orbetello.

(26/04/2018)

ultimo aggiornamento: 04/2021

e-mail: franco.frascolla(at)gmail.com

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