logo di dialetto viestano (foto scattata il 24/12/2004)

home dialetto viestano libri letti su spotify ricordi sonori

Sei in: home - dialetto viestano - il mare in cima alla cattedrale.

Il mare in cima alla cattedrale.

Lungo la costa il ponente-maestrale modera appena il caldo un po’ umidiccio di settembre e i turisti posticipano il più possibile l’ora del ritorno in città.
A mezz’ora d’auto dalle spiagge ci si ritrova ottocento metri più in alto e in mezzo ad alberi e vegetazione assortita a perdita d’occhio, anche in altezza, visto quanto i fusti si slanciano verso il cielo.
Gli itinerari possibili sono molti, non lunghissimi presi singolarmente, ma intrecciandosi permettono di camminare decine di chilometri all’interno del paradiso terrestre che è la Foresta Umbra, che poi si trova nel mezzo del Gargano, in Puglia.
I percorsi sono generalmente agibili anche da orbetelli, soprattutto quelli su carrabili più o meno ben conservate; per i sentieri occorre maggiore capacità e preparazione, anche perché la segnaletica rischia di non essere facilmente percepibile a causa del mutevole gioco di luci e ombre.
Le chiome degli alberi (tasso, faggio, cerro, carpino, abete, leccio, castagno…), sono lontane anche decine di metri dal suolo.
Mentre si parla o facendo qualsiasi rumore si ha la sensazione acustica di trovarsi in una immensa cattedrale, dove i tronchi degli alberi sono altrettante colonne disposte in modo asimmetrico, quindi il riscontro sonoro risulta curiosamente variegato. Augusto Romagnoli avrebbe avuto da divertirsi, meravigliarsi e arrovellarsi in un contesto così, rispetto alla sua esperienza di percezione acustica degli spazi.
La luce del giorno arriva tardi e va via presto in questo angolo di Puglia; e comunque si manifesta in modo mutevole ad ogni istante e quasi puntiforme, vista la fatica che fanno il sole e l’azzurro del cielo a penetrare le chiome degli alberi agitate dal vento.
Già, il vento. Il vento sembra lontano, quasi provenire da un’altra dimensione; invece trasforma le chiome degli alberi in onde spumeggianti e inquiete, dal fruscio dilagante e intermittente.
Il mare, lasciato ottocento metri più in basso, lo si ritrova qui decine di metri sopra le teste; e ad ogni raffica di ponente-maestrale le foglie, le bacche e quant’altro cade dagli alberi sembrano pesci che guizzano fra le asperità del sottobosco.
Ormai non si ha più la percezione di cosa si è e dove ci si trova: pesci sapiens in mezzo al bosco o tronchi devoti nella cattedrale.

(23/09/2020)

ultimo aggiornamento: 12/2020

e-mail: franco.frascolla(at)gmail.com

[questo sito non utilizza cookie e non effettua alcun tipo di tracciamento dei visitatori]