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Vieste. L’origine del toponimo.

[contenuti aggiornati rispetto al volume cartaceo]

Nei più veteri documenti oggi disponibili (l'uno del 1019 e l'altro del 1031) (1) troviamo attestato rispettivamente Besti e Vesti, flettenti secondo la terza declinazione latina, e la forma aggettivata bestesanus-a-um, conservata con b > v (2) nell'attuale dialetto parlato anche per la denominazione dell'etnos (i V'st'sën). I due topos risultano trascritti indifferentemente (sia con b che con v) per tutto il secolo undecimo e anche molto dopo. Nel 1136 compare Vesta e nel 1172 Bestia (3), trattate secondo la prima declinazione latina, e l'aggettivo vestanus-a-um, predominante negli scritti dei secoli successivi sino a consolidarsi (in viestano) nella lingua italiana corrente. Alla fine del XVII secolo l'arcidiacono Pisani (4) adopera ancora Vesti e vestano e solo nella seconda metà del XVIII secolo troviamo in Giuliani (5) Vieste, ma ancora l'aggettivo vestano anziché viestano.

Facendo un grande balzo a ritroso oltre il buio epigrafico altomedievale, rinveniamo in epoca imperiale romana (I e II sec. d. C.) vari appellativi (6) per il nostro sito. Fra i quali Uria o Yria (così in diversi geografi antichi) e Apeneste. Quest’ultimo termine riportato dal solo geografo Claudio Tolomeo (87 - 165 d. C.) (7).
Nel convegno internazionale di Storia antica, svoltosi a Vieste in data 17/18 ottobre 1987 con la partecipazione di un centinaio di cattedratici italiani ed europei, venne stabilita all’unanimità l’identificazione della nostra cittadina in epoca imperiale romana con la Uria Garganica.
Invece io sono fra i pochi che escludono Uria per Vieste e uno dei pochissimi che la identificano con Portus Agasus. Uria la ritengo ubicata allora nel Lago di Varano < Urianus, dove nella sponda occidentale esistono tuttora vistose tracce di un abitato sommerso. Per Uria manca l’appellativo di portus. A Uria si giungeva, infatti, attraverso un difficile accesso, per bassi fondali alle bocche del lago. Così è precisato da un po’ tutti i geografi che l’hanno nominata.
L’unico ancoraggio comodo della costa garganica, avente l’appropriata denominazione di porto, rimane Portus Agasus, in seguito evoluto in Vibeste>Besti> Vesti. Agasus e Vibeste sono termini equivalenti per semantica ed etimologia, come dimostrerò qui di seguito.
Intanto mi preme scartare il termine Apeneste, che rivela un’assonanza con Vieste. Un'omofonia che ha indotto qualche scrittore di storia locale a identificare Vieste con Apeneste, giudicando il primo termine quale derivazione o corruzione del secondo. Orbene il topos Apeneste - riportato da Tolomeo che scrisse in greco e giunto a noi anche in latino tradotto dall’arabo - evoca un’origine preellenica come altre città fonologicamente simili: Praeneste. Ateste, Tergeste, ecc. Trattasi di nomi composti da più voci con valore semantico autonomo: Praen-este, At-este, Terg-este, dove il suffisso terminale este indica posizione, situazione, nel senso di essere posto, trovarsi situato, in quanto derivato da radice indoeuropea sed, da cui gr. hézesthai sedere sedersi, lat. sedere, sedersi, russo садись sadis' sedere, croato sjedeni sedere stare seduto, ted. sitzen e setzen, rispettivamente, mettersi a sedere e stare seduto. Cosa per cui Praeneste significa "luogo situato in basso presso il fuoco" (Prae dall'indoeuropeo peuor, pur, gr. pyr, germ. viur, fiur, ted. Feuer, lat. focus, serbo-croato para fumo). Ateste significa "luogo situato da solo, isolato, appartato" (At da radice indoeuropea au, aue lontano, separato, da cui gr. aùtos inutile, vano, vuoto, lat au in auferre portar via e aedis tempio - che di solito sorge distaccato, appartato - germ. oede, odi, ted. öde solitario. abbandonato, vuoto). Tergeste (la nostra Trieste) significa "situata presso un luogo circoscritto adibito a piazza o mercato" (da sloveno trgu piazza, mercato).
L'Apeneste garganica significa quindi "luogo posto in alto che si estende verso giù in basso" (Ape sopra in alto, da radice indoeuropea up(o)-eup-upéri, da cui gr. hypér, lat. super, germ. ufar, ubar, ted. über, auf,). La radice Ape risulta conservata nel lat. Apenninus (la catena montuosa) ed apex-apicis apice, sommità.
Voler asserire che nell'assonanza Apeneste-Vieste vi sia una corruzione o derivazione della seconda voce dalla prima è come voler mulgere hircos (mungere capri), ossia fare cosa impossibile. La fredda analisi linguistica, allo stato del vuoto epigrafico fin qui esistente fra i due termini, propende ad escludere una connessione etimologica Apeneste/Vieste. È, infatti, avventata una finzione diacronica (8) del tipo: Apeneste > Abeneste > Abeste > Aveste > Veste (caduta a iniziale, p > b, b > v e scomparsa della n). E ciò tenuto conto del fatto che:

  1. in dialetto viestano la a iniziale, specie se accentata, viene sempre conservata nei prestiti polisillabi (apatico > apàt'k, aperto > apìrt ecc.) o sfuma in ë nei monosillabi (afa > ëf, ago > ëk ecc.), ma non cade mai. La p e la n intervocaliche sono conservate regolarmente come tali (sapé Sapere; č'pòdd cipolla; këp capo; kanìstr canestro; m'nėstr minestra). Lo stesso vale per il gruppo biconsonantico st finale. Infine, il dialetto "mangia" le vocali atone ma non le consonanti, che talvolta sono metatesizzate. La tendenza dialettale esclude quindi che da Apeneste si arrivi a Besti-Vesti;
  2. nel confronto fra latino e greco, in termini dello stesso contesto (gr. Apalos lat. Hapelidae specie di scimmie, gr. Apollon lat. Apollo ecc.) il suono ap greco è accolto intatto in latino, talché la voce greca Apeneste è “tradotta” pari in latino. Quindi da Apeneste non si può pervenire al latino Besti-Vesti;
  3. nelle lingue succedutesi primieramente sul nostro territorio subito dopo la caduta dell'Impero romano (germanico, variante goto-longobarda; francese, variante normanna; italiano volgare, variante tosco-siciliano illustre), in germanico p iniziale > f e pf (9), in italiano e francese p > v (episcopus > vescovo > évêque) e p > b (gr. apotheke > bottega > boutique, lat. apis > ape > abeille) sono molto rari. Tali da rendere molto improbabile che per questa via si pervenga da Apeneste a Besti-Vesti.

In conclusione, Apeneste in dialetto viestano "arcaico" condurrebbe a Ap'nèst o Afnèste o Ab'nest e non a Besti-Vesti del 1019. Il contenuto semantico peraltro dice Apeneste "in alto" (ad altezza considerevole, certamente più degli attuali 50 metri s.l.m. di Vieste) ed "estesa verso il basso, dove in alto è da presumersi abitata da agricoltori, pastori, boscaioli ed in basso dagli addetti alle attività marinare. Il sito garganico con tali caratteristiche era Matinum. È quindi verosimile che Tolomeo, o chi per lui, abbia tradotto Apeneste per Matinum, (10) - termine quest’ultimo che significa esposto ad oriente, dove sorge il sole -, con l'equivalente greco dedotto da Apenistémi sorgo, mi levo. (11)

Ora prendiamo in considerazione Portus Agasus (o Aggasus), nominato dal solo Plinio il Vecchio (12), poi evoluto in Vibesti e altri termini similari. È indubbio che il sito di Vieste era il punto obbligato di transito sulla rotta Sud-Nord-Sud dell'Adriatico - sia ai tempi di Plinio che per tutto il Medioevo, allorché la navigazione si svolgeva sotto costa. Quando Plinio scriveva, Vieste aveva almeno due invasi naturali: a) lo spazio compreso fra punta San Francesco e punta Santa Croce e chiuso dall'isola di Sant'Eufemia. Porto principale, che nel 1003 accolse alla fonda un centinaio di navi veneziane dell'epoca (13); b) la lingua di mare che penetrava dalla punta di San Lorenzo nel Pantanello, sino alla località Pietà (braccio attivo sino all'epoca angioina e denominato Porto Aviane o Avianne) (14). La zona abitata era ubicata nel triangolo sabbioso avente a base la direttrice Madonna della Libera - Fontana Vecchia e il vertice in Sop la Rën (15).

Ciò premesso, Agasus etimologicamente si ricollega a equus asinus asino ovvero equino con le orecchie piuttosto lunghe (lat, agaso-onis (16) è l'asinaio ovvero custode/conduttore di equini in genere). Orbene, è noto che i Greci, e non solo loro, erano soliti denominare talune località costiere dalla conformazione della costa: Ancona < ankòn o agkòn gomito, Trapani < Drepanon falce. E in effetti per Vieste, i due promontori allungati sul mare trattenuto dagli alti arenili cespugliosi a partire dallo Stradone (così dovevano apparire agli antichi naviganti in avvicinamento), rivelano indubbiamente una forma costiera simile a un’enorme testa asinina con il muso calato in acqua (17). Da questo dato di fatto traggo la ferma convinzione che Vieste all'epoca di Plinio il Vecchio doveva essere proprio Portus Agasus (18), ovvero Porto dell'Asino o Porto Equino o Porto della Bestia. Terra di Bestia denominava, infatti, Boccaccio il Gargano nel suo primo commento alla Divina Commedia (sec. XIV). Ad Agasus si collega il termine preellenico di Vibesti, dove Vib- > gr. Hippos cavallo. Due concetti che esprimono la stessa idea!

Tornando a Besti-Vesti, riportati per la prima volta in documenti dell'XI secolo della nostra Era, si noti che la prima voce è più vecchia della seconda. Ciò non solo perché la seconda (Vesti) è attestata nei documenti più tardi, ma soprattutto per il fatto che la prima (Besti) è più immediatamente popolare (19). Il lat. volg. Bestes-is è collegabile al latino classico bestia-ae animale e all'italiano volgare bestia animale da soma. Bestia per Vieste, attestato per la prima volta nel 1172 e successivamente nei secoli XIV e XV (20), è la traduzione prima in latino volgare e poi in italiano medievale di Agasus. Molto probabilmente il termine Bestia era usato molto prima del 1172 e adottato già dai Goti e Longobardi. Ma da questi popoli germanici non recepito con il significato di animale da soma, bensì come Fortezza, luogo fortificato, in connessione al verbo germanico bastian edificare stabilmente (21) > ted. antico e medio (althochdeutsch e mittelhochdeutsch) festi e veste > ted. moderno Feste, Festung luogo fortificato, fortezza.

In conclusione, la fredda indagine etimologica rivela verosimile che Vieste in epoca imperiale romana fosse Portus Agasus, in virtù della particolare conformazione del sito simile a una testa asinina. Nel seguito della storia la vecchia denominazione Portus Agasus viene tradotta prima in Portus Bestis/Bestiae e quindi nell'italiano volgare Porto di Bestia. Da Bestis e Bestia si perviene all'odierna Vieste ( b > v). I Goti e Longobardi, venuti sul posto dopo il crollo dell’Impero romano, mantennero la denominazione di Portus Bestes-Bestia. Ma intesero presumibilmente Baste/Bestia nel significato germanico di fortezza, luogo fortificato.

Dott. Francescantonio Lopriore Cariglia (15/02/2021)


(1) Vincenzo Ruggieri, Vieste nell'Alto Medioevo, Fonti e documenti (sec. X-XI), pag. 30-32.

(2) Lo scambio fra b e v è attestato in documenti del sec. VIII (bictoriae > victoria, caballus > cavallus ecc.) ed anche prima (cfr. Gregorovius, Storia di Roma nel Medioevo 1, Paperbacks storici, Newton Compton italiana, ed. 1972, pag. 499).
La pronuncia b era volgare, popolare e la v erudita. Quindi Besti era voce rustica e Vesti dotta, e ciò sino al XVII secolo (cfr. G.B. Pacichelli, in G. Pisani, Cronica e Memorie di Vieste dall'anno 1664 all'anno 1700, pag. 171, Ed. Centro di Cultura "N. Cimaglia" - Vieste).

(3) Nei successivi secoli XIV e XV si legge negli atlanti e portolani più frequentemente Bestia, e Terra di Bestia pare denominarsi l'intero territorio del Gargano. In qualche caso leggiamo Basti. In documenti arabi è riportato Bâstiâh e Bastiâh. In documenti greci Bestian (cfr. V. Ruggieri, op. cit.).

(4) G. Pisani, op. cit.

(5) V. Giuliani, Memorie storiche politiche ecclesiastiche della Città di Vieste, Ed. 1873, pubblicata da Centro di Cultura "N. Cimaglia" - Vieste.

(6) Apeneste, Uria; Portus Agasus > Portus Bestis > Porto di Bestia > Besti > Vesti > Vieste.

(7) Sono quattro in tutto. In ordine cronologico: Strabone (63 a. C - 20 d. C.) Pomponio Mela che scrisse sotto Tiberio (14 - 37 d. C.) Plinio il Vecchio (23 - 79 d. C.) e il citato Tolomeo.

(8) Cfr. Alfabeto e finzione diacronica.

(9) 1a e 2a Lautverschiebung o legge di Grimm: lat. pater Fater padre, piscis Fisch pesce, piper Pfeffer pepe.

(10) Matinum è nominato all'alba della nostra Era, ma perlopiù come aggettivo (lido matino, ape matina, ecc.). Il termine era riferito alla località estesa dal Monte Gargano (oggi Monte Sant'Angelo) alla discesa nella conca di Mattinata, sino al lido del mare.
Tolomeo che scrive circa un secolo e mezzo dopo i primi autori latini, registra la stessa località come città (Apeneste), al pari di Siponto e Uria. Da ciò si evince che Matinum un secolo e mezzo prima di Tolomeo doveva essere un rado spiegamento di abituri che solo successivamente assunse la fisionomia di città. Peraltro, l'etimo Matinum appare collegato allo slavo (illirico) matica ape (in serbo-croato matica ape regina) ed all'arabo Madinata villaggio (da Madina-Medina città). Se pensiamo che la località era nota nell'antichità per l'allevamento delle api, non è molto azzardato arguire un’origine illirica del topos Matinum (località delle api), adottato poi dai romani con il significato di "esposto ad oriente", quindi ripreso dagli Arabi (ivi dimoranti per più di una generazione) con significato di "villaggio" e definitivamente rimasto in italiano come Mattinata. L'odierno toponimo Mattinata pare in definitiva racchiudere in sé piuttosto il relitto lessicale arabo madinata che quello illirico-latino matica-matinum.

(11) S. Prencipe, op. cit.

(12) Non ci sentiamo di considerare Uria, nominata da tutti e quattro i nostri geografi latini, di cui almeno due (Strabone e Mela) la indicano chiaramente a Nord del Gargano, in un golfo (dice Mela), da dove si scorgono le isole Diomedèe - le Tremiti (aveva precisato Strabone); quindi sull'allora golfo di Varano.

(13) Iscrizione sull'isola del Faro, riportata in V. Giuliani, op. cit. pag. 103.

(14) Etimologicamente Aviane appare aggettivo latino costruito su avis uccello. L'invaso doveva essere frequentato da un numero considerevole di volatili (gabbiani ed altri), per le facili prede presenti nei bassi fondali.

(15) G. Pisani, op. cit.

(16) La radice è preellenica. In serbo-croato magarac asino, mazgov mulo.

(17) La località al fianco orientale del Carmine U pitt (il petto) potrebbe riferirsi al petto dell'asino o della bestia da soma.

(18) Ci consta che solo due autori hanno avanzato il sospetto circa l'identificazione di Vieste con Portus Agasus. L'uno è H. Nissen (Ital. Landeskunde, Berlino 1902, Vol. I, parte 2°, pag. 839), che muove da una attenta analisi geodinamica della costa garganica, per affermare: [omessa la citazione in tedesco] "Per la navigazione, il porto più importante è quello di Vieste sul lato orientale. Questo porto offre riparo a chi naviga sotto costa, per consentirgli di attendere il cambiamento del vento. Che si tratti proprio del Portus Aggasus menzionato da Plinio, lo si può arguire con non poca incertezza, né può prendersi migliore decisione circa l'elencazione dei nomi in questo autore, ignorandosi fino a qual punto tale elencazione sia perturbata".
Dell'altro autore, G. Schmiedt (riportato da G. Ruggieri, op. cit. pag. 105), non sappiamo su cosa basa la propria convinzione.
Di questi due autori abbiamo avuto notizia dopo la conclusione della nostra indagine, sulla quale essi pertanto non hanno esercitato alcuna influenza.

(19) Cfr. nota (2).

(20) Perlopiù in carte nautiche e portolani.

(21) Bastian < radice indoeuropea pasto stabile, fermo > fr. antico bastir > fr. moderno batîr costruire > it. bastìa torre fortificata sulla costa (trascritto in arabo bâstiâh e in greco bestìa) e bastione opera fortificata.

ultimo aggiornamento: 02/2021

e-mail: franco.frascolla(at)gmail.com

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